Associazione nazionale infermieri di area critica
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Standard: dalla filosofia all’assistenza

di Silvia Scelsi

La professione e i professionisti si confrontano come sempre su temi di attualità e di valore.Proprio a partire da questo termine si è voluto affrontare il tema degli standard che per molti risulta solo un indicatore da rispettare, un livello da raggiungere; in quel numero, in quel range invece si concretizzano dei valori, dalla sicurezza del paziente rispetto alla struttura, alle tecnologie, all’organizzazione fino alla presa in carico, all’assistenza vera e propria. Dagli anni Novanta, i contesti hanno portato i professionisti ad integrare la loro competenza con le risorse dell’organizzazione e con le evidenze migliori disponibili, in modo che il sistema salute potesse generare un’assistenza appropriata e sicura. Questo movimento culturale, che si è consolidato con il nome di pratica basata sull’evidenza e nelle
organizzazioni si definisce con il concetto di Clinical Governance, ci costringe a diverse riflessioni. Se oramai accettiamo, sia come professionisti che nell’ambito della norma, che la sicurezza e l’appropriatezza siano principi guida dell’agire quotidiano, così come dell’azione programmatica e “politica” del fare salute, dovremmo aver sviluppato una familiarità e una confidenza molto elevate con il concetto di standard. Ma nella nostra pratica quotidiana quanto davvero agiamo (dovendo aderire ad un livello di riferimento) scoprendo spesso che la nostra capacità di aderirvi e la nostra conoscenza del valore che esso rappresenta non sono approfondite come dovrebbero? Soprattutto non sembriamo in grado di distinguere se lo standard di cui ci facciamo garanti con i cittadini sono valori di riferimento
intesi come valori a cui tendere nell’ottica dell’eccellenza o valori che garantiscono la sicurezza in quanto valori-soglia sotto cui non andare. Questo valore non è evidente nella pratica quanto anche nell’organizzazione. Sembriamo avere difficoltà a riconoscerci dentro l’organizzazione e spesso perdiamo di vista l’obiettivo assistenza per sostituirlo con obiettivi diversi che sono solo intermedi e dovrebbero
essere un percorso verso la qualità dell’assistenza erogata. In un sistema ad alta complessità come quello della salute è difficile mantenere la visione dei valori a cui fare riferimento, e con questo non si parla solo di filosofia, ma di riferimenti a standard “minimi”; la cronaca ci mette davanti a tanti fatti, ma ognuno conosce la propria realtà molto meglio di qualsiasi giornalista e sa quali sono gli standard rispettati e quali quelli disattesi. Ora l’interessante riflessione di fronte alla quale ci pone il concetto di Clinical Governance e di EBN è che la definizione di questi standard è sia nelle mani della norma, che nelle mani dei professionisti e che la responsabilità di garantire l’appropriatezza delle cure è in ognuno di noi. Nel nostro quotidiano agire, ritenendo onestamente di comprendere quali competenze
abbiamo e quali dobbiamo integrare (formazione continua, ECM), riconoscendo al collega “esperto” la competenza e l’integrazione nell’assistenza su problemi specifici (competenze avanzate e  specialistiche), riconoscendo che l’interesse e la capacità di raggiungere i risultati si trova nel team e nel gruppo (skill mix), includendo in questo tutti i professionisti anche di altre professioni, riconoscendo
che l’organizzazione è il sistema di regole per convivere e raggiungere gli obiettivi, che il suo buon funzionamento dipende assolutamente dal loro rispetto e dal “valore” che esse hanno per noi. Questo significa che tutti si devono sentire responsabili di quanto si è rispettato quello standard di assistenza per l’organizzazione o il gruppo rispetto al cittadino. Sentire che in questa epoca di grandi crisi ed incertezze c’è anche la grande occasione di imprimere un movimento positivo al cambiamento, che l’assistenza che vorrei per me posso iniziare a garantirla al mio paziente, che questo è lo standard
dal quale dovrei sempre iniziare a lavorare. Se possiamo, francamente, fare questa riflessione ed integrare ad essa tutte le azioni che compiamo quando “lavoriamo” avremo raggiunto lo standard più alto possibile in ogni campo, quello di assistere al meglio possibile i nostri cittadini.