Mobilizzazione del paziente con infarto miocardico acuto non complicato. Revisione sistematica della letteratura scientifica
Introduzione: la malattia coronarica (CAD) è un grande problema di salute pubblica in tutto il mondo e la sua incidenza è in aumento, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. La terapia farmacologica e la tecnologia invasiva per l’angina pectoris sono migliorate notevolmente negli ultimi due decenni. Una di queste tecnologie per la rivascolarizzazione miocardica è l’intervento coronarico percutaneo (PCI): un palloncino viene gonfiato nell’arteria coronaria per dilatare la stenosi e, comunemente, viene impiantato uno stent. L’accesso vascolare influenza la deambulazione e le successive cure del paziente,
la degenza in ospedale, i costi e la qualità della vita post-intervento.
Materiali e metodi: la ricerca bibliografica è stata condotta raccogliendo ed analizzando articoli e studi scientifici recuperati dalle banche dati MEDLINE, CINAHL, EMBASE e NURSING REFERENCE CENTER sino a giugno 2015. Sono state escluse le revisioni, le meta-analisi, gli studi non sperimentali, gli studi su popolazione pediatrica o giovani adulti affetti da cardiopatie congenite gravi e pazienti con gravi comorbilità e invalidità gravi con importanti difficoltà motorie e cognitivo-neurologiche.
Risultati: 14 studi eleggibili per l’inclusione; di questi, 7 sono trial clinici randomizzati (RCT), 6 studi osservazionali e uno studio di ricerca clinico quasi sperimentale randomizzato.
Discussione: dai risultati degli studi considerati si può affermare che è sicuro mobilizzare i pazienti 3 ore dopo la rimozione della cannula arteriosa femorale.
Conclusioni: la mobilizzazione precoce dei pazienti non incide significativamente su sanguinamenti, pseudo-aneurismi, ematomi, rachialgie, numero totale di morti, re-infarti, aritmie, emorragie, trombo-embolie; inoltre può ridurre durata della degenza e costi.