Associazione nazionale infermieri di area critica
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Persone, cittadini, infermieri. La forza di chi assiste

di Fabrizio Moggia, Silvia Scelsi

Si è concluso il 32° congresso nazionale Aniarti, che ha trattato una questione importante come quella “civile”. Prima di questi tre giorni, all’interno dell’Associazione, abbiamo molto ragionato e ci siamo interrogati sulla nostra scelta di affrontare questo tema con i colleghi, ma alla fine di questo congresso abbiamo compreso la correttezza della nostra scelta. I concetti principali che abbiamo condiviso sono stati diversi. Il più importante è la forza della posizione di chi assiste, cioè di chi è vicino alla Persona, che consiste nell’avere, proprio in quella relazione, il determinante di
unacapacità di osservare in modo privilegiato cosa accade quando le tutele della società vengono meno per gli individui più deboli; ma anche come è forte la potenza della relazione tra le Persone. In questa relazione si trova il nucleo di una vera promozione della salute, intesa come equilibrio, come “felicità”, qualità della vita che ci consente di essere ancora Persone e non pezzi di individuo o bersaglio di un mercato. Tutto questo ci rende consapevoli che gli infermieri, attraverso l’assistenza, sono in una posizione di privilegio e hanno tutta la responsabilità. La responsabilità civile di portare le istanze di miglioramento dell’assistenza intesa, non solo come migliore tecnologia, ma anche come impulso alle scelte economiche e politiche diverse, attraverso la capacità di dare forte voce alle cose che sono nei dati, nella letteratura, ma soprattutto nel quotidiano. Tutto ciò è necessario davvero per mettere al centro la Persona e quindi  delineare una nuova prospettiva dove le politiche economiche devono essere fatte non sulle persone, ma per le Persone. È necessario recuperare la qualità delle relazioni, intesa come capacità di essere e prendersi cura dei sistemi sociali come la famiglia, non solo degli individui. E’ emerso chiaramente, sia dagli esperti che hanno contribuito a dare una visione di sistema, sia dai lavori presentati dai singoli colleghi, che è diventato fondamentalemettere in luce i dati reali di epidemiologia ed economia sanitaria, che dicono che è necessario iniziare a deprogrammare la nostra società, spostando i determinanti della salute dal fare esami strumentali sempre e comunque, all'essere in equilibrio dove “fare di più non significa fare meglio”. Ricostruire la rete sociale e ritrovare la Persona e le sue relazioni. Questo permette il riappropriarsi da parte della nostra Società Civile di avere una capacità di cooperazione con gli Altri e con l’organizzazione in cui si lavora al fine di determinare una “cittadinanza organizzativa”. Quando il cittadino, cioè tutti noi, abbiamo la possibilità di confrontarci con un’informazione vera, imparziale, semplice ed adeguata al
contesto, possiamo mirare ad un cambiamento culturale e fare politica sanitaria che si basa sull’empowerment dei cittadini-pazienti. È necessario quindi ritrovare quella “semplicità” che non è nota, ma quella capacità di vedere e distinguere ciò che è un bisogno reale. Questo significa come professionisti che bisogna impegnarci a mettere in evidenza tutta questa verità nella realtà e nei fatti in modo e serio e pragmatico. Cambiare è possibile. Associarsi ed avere buone relazioni allunga la vita!