Revisione narrativa della letteratura sulla mobilizzazione precoce in corso di ventilazione meccanica
Introduzione: nell’anno 2015 in Regione Lombardia ci sono state 111.784 giornate di degenza complessive nelle Unità Operative di Terapia Intensiva ma la mobilizzazione dell’assistito con tubo tracheale non viene attuata per la maggioranza dei casi. L’immobilità è ampiamente documentata in letteratura come causa di aumento di mortalità e di complicanze, quali le lesioni cutanee, effetti avversi legati
ai farmaci, infezioni nosocomiali e cadute.
Obiettivo: indagare e analizzare: tipologia di assistiti candidati alla mobilizzazione precoce; tipologie di mobilizzazione efficaci; barriere e limitazioni alla mobilizzazione; costi e sostenibilità; atteggiamenti e percezioni degli infermieri.
Materiali e metodi: è stato strutturato il PICO. Sono state interrogate le banche dati: Scopus, Cinahl, Pubmed, Cochrane, Embase. Search terms (free terms, MeSH): early, mobilization, ambulation, intensive care unit, adult. Criteri di inclusione: età pazienti >18 anni, anni pubblicazione dal 2012 al 2016. Criteri di esclusione: presenza di patologia specifica, assenza di ventilazione meccanica. Valutazione della qualità degli articoli: lista di controllo di Dixon-Woods.
Analisi e discussione: le tipologie di mobilizzazione, passiva, attiva o una combinazione di entrambe sono associate a: diminuzione dei giorni di degenza, durata più breve di delirium, minor numero di giorni di dipendenza dalla ventilazione meccanica invasiva, maggiore distanza percorsa nella deambulazione e miglioramento dello stato funzionale al momento della dimissione ospedaliera.
Conclusioni: i benefici ricavati dagli interventi di mobilizzazione sono molteplici sia per il recupero funzionale nella fase acuta sia per la qualità della vita dell’assistito successiva alla degenza. La figura dell’infermiere è fondamentale per una mobilizzazione in sicurezza per la persona.